05/11/13

Work 7

«Sì come schiera d’api che s’infiora / una fiata e una si ritorna / là dove il suo laboro s’insapora » D.Alighieri

L’ interpretazione in quest’opera del tema “lavoro” parte da una semplice riflessione. Il lavoro espresso nei più alti risultati e di gran qualità e utilità, è sempre espressione del talento in-nato / naturale tracciato nel dna di ciascuno di noi. La fortuna sta nell’acquisire la capacità innanzitutto di individuarlo; capire “qual è il tuo talento” è forse l’esercizio che mette più in crisi l’animo umano, non sempre si palesa. O di rado si ha il coraggio per lasciarlo correre. Ci vuole tanto cuore, oltre che ragione. Letto il proprio talento, la fortuna più grande ancora sta nel sapersi procurare l’occasione per esprimerlo e farne lo strumento per vivere e far vivere oltre a sé la procreante comunità. Le api ne fanno un chiarissimo diagramma di schema lavorativo ideale, perfetto perché secondo natura. E letto in una certa qual maniera figurano come indefesse lavoratrici per il bene di altri, indebiti approfittatori, a volte. Succede, il talento prezioso di un’anima sincera diventa strumento di guadagno per chi non ha trovato il suo, di talento, reso cieco da arroganza e prepotenza .

Con Chiara, mia figlia, 8 anni, parlavamo di come sono gentili queste api a produrre il miele per noi, anche se non hanno proprio stipulato un accordo alla pari con chi etichetta il frutto del loro operato e ne fa merce di guadagno. Allora ci siamo messe a immaginare quando e come sarà che le api si arrabbieranno un po’ per questo, magari diventeranno giganti, magari avranno un occhio bionico con cui controllare, checkare, elaborare, fare statistiche, comunicare dati a distanza via internet ad altri sciami, sfruttare preziosi talenti per far crescere i loro alveari , i loro commerci , le loro aziende , le loro liste elettorali. Qualcuna magari vorrà arrogarsi anche un po’ di quella lieta prerogativa da ape regina di consumare l’atto d’amore con 8 fuchi in un giorno solo! Aiaiai.

Postilla sull’occhio bionico dell’ape più grande (crediamo possa essere l’occhio di ricambio, per non stancarsi troppo, alla fine si impigriranno anche loro, le api, come noi, umani): si tratta dell’”occhio composto”,una complessa struttura a mosaico che è stata riprodotta con microlenti e fotorivelatori. Risultato: un occhio emisferico che non ha eguali per ampiezza del campo visivo, in cui tutto è virtualmente a fuoco Occhio animale e occhio digitale: la nuova camera è stata progettata usando come modello l’occhio composto degli artropodi, costituito da centinaia o migliaia di ommatidi che, come le tessere di un mosaico, formano un organo primordiale di percezione della luce e delle forme (Credit: University of Illinois and Beckman Institute/Nature).

giulia meregalli

 

Giulia Meregalli Architetto, disegnatrice, colorista, …artista? Gira che ti gira sono riuscita a mettere la mia passione in connessione continua con il mio lavoro, uno nell’altro, seguendo occasioni, amici preziosi come Felice Terrabuio, parole giuste al momento giusto. Creatività è la parola che mi accompagna fin da piccola, sulla bocca di chi mi conosce e mi vuole bene: “tu sei una creativa”, e io un po’ ci credo e mi piace. La tecnica l’ho acquisita da bambina, imparato in fretta perché da piccoli tutto si impara velocissimo! Andrea Sala, maestro monzese, mi prese nella sua scuola da quando avevo 6 anni. Mi mise una matita in mano e mi insegnò a “prendere le misure” dello spazio circostante, coglierne le proporzioni, la matematica geometria nell’armonia tra volumi e colori di più oggetti. A pensarci ora è stata la mia prima scuola di composizione architettonica! Poi il liceo classico B.Zucchi di Monza, attratta dal disegno costruttivo del senso delle cose, dal pensiero filosofico esplorativo degli anfratti della mente umana, dalla geometria nella struttura dei grandi poemi, percependo che l’Architettura sulla Terra e le Stelle nel Cielo sono spettatori attori del nostro breve passaggio , custodi di ricchezze, retti da certezze matematiche, generati dal genio del caos. Architettura è ovunque: architettura nella costruzione di un’opera lirica, architettura nel disegno di un abito, architettura nella costruzione di un racconto, architettura nella sceneggiatura di un film, architettura nella scenografia di uno spettacolo teatrale. Tutto questo mi appassiona. Architettura è biblioteca infinita, raccoglie in volumi tracce, alcune vengono riprese, altre scritte tra le righe già esistenti… la vita dell’uomo è un’architettura. Quindi Poliecnico di Milano: Architettura. Poi l’esperienza Erasmus, a Oporto, la vera scoperta del gioco dei volumi tra luce e ombra, il dettaglio nella scelta e posa dei materiali in armonia cromatica e materico/ percettiva tra loro, i tagli architettonici, lo studio in maquette dei progetti…. quando il computer ancora non si usava e nemmeno i 3d….ho fatto appena in tempo! Tutto disegno a mano libera. Post tesi ho scelto di frequentare stage di museografia, scenografia teatrale, al Teatro dell’Elfo per le scenografie del Mercante di Venezia e vivendo il teatro vero e proprio con la compagnia di Quelli di Grock. Fino a che il desiderio di creare qualcosa che legasse intimamente la formazione architettonica allo studio cromatico degli ambienti è sfociato nell’apertura di INSTUDIO a Monza, nel 2007 , attività che si occupa di progettazione colore, architettura di interni e decorazione. E con gli avanzi di colore delle campionature dipingo! Mi piace il macro, grande scala, invadere gli spazi, vedersi da lontano.